La "casa del perdono" era anticamente la casa canonica dove abitavano i sacerdoti che si prendevano cura della chiesa di s. Agostino (eretta nel 1987 a Santuario di s. Maria Goretti per volere del Vescovo di Senigallia Odo Fusi Pecci), diventata temporaneamente parrocchia a causa dei lavori di ristrutturazione della Chiesa parrocchiale di San Francesco, situata subito fuori le mura cittadine. La madre di s. Maria Goretti, mamma Assunta, dopo essere rimasta per vari anni a servizio del conte Brunori dopo il triste ritorno da Nettuno, dove era dovuta rimanere fino alla fine del processo penale contro l'assassino di sua figlia, Alessandro Serenelli, viene invitata in quella casa in qualità di domestica dal parroco don Francesco Bernacchia.
Un lavoro dignitoso, particolarmente apprezzato da Assunta che lo svolge fino al 1918, quando, al ritorno delle due figlie Ersilia e Teresa, va a vivere con loro in una casa presa in affitto. Dopo il matrimonio di Ersilia (1922) e l'ingresso di Teresa nella Congregazione delle Suore Francescane Missionarie, Assunta ritorna nella "casa del perdono" fino al grave incidente alla gamba avvenuto nel 1943. Don Bernacchia considera un privilegio ospitare la mamma di una futura santa e per Assunta i dieci anni passati in canonica con quel santo sacerdote sono decisivi sotto ogni punto di vista. Gli impegni non mancano visto che con l'arciprete vivono altri tre sacerdoti. Lo spessore spirituale di don Bernacchia traspare anche dal testamento ritrovato dopo la sua morte: "Grazie a Dio ho la coscienza tranquilla - scrive il prelato - per non aver mai commesso alcuna ingiustizia. Sono contento di essere vissuto povero e benedico tutti quelli che sono stati miei parrocchiani, specialmente i poveri, i malati, i peccatori e i delinquenti." Perché dunque è chiamata “casa del Perdono”?
Ora ne definiamo meglio il motivo e lo raccontiamo con le parole stesse del Passionista P. Giovanni Alberti: «all vigilia di Natale, di buon mattino, quando Alessandro (il Serenelli) da Osimo va ad Ancona, prende il treno per Senigallia e la corriera per Corinaldo. Intorno si stende la bellissima campagna marchigiana, ammantata di brina e di silenzio, mentre un vento gelido sciama dall'Adriatico verso le prime colline. Giunge a Corinaldo verso l' imbrunire, attraversa Porta San Giovanni, sale la Piaggia con le sue cento scale, sfiora il Pozzo della Polenta, s'incammina lungo via Cimarelli, ancora una manciata di gradini, infine approda al Terreno. Il passo si fa pesante ed il cappello calato sulla fronte a fatica lascia intravedere occhi vigili e timorosi. Di fronte la chiesa dell'Addolorata, la canonica di don Bernacchia è sulla sinistra: una costruzione di mattoni carica di anni e di leggende, un portone in legno che non conosce mani straniere. E' il momento tanto atteso che ad Alessandro fa tremare le ginocchia. Ancora qualche metro da percorrere che a lui sembra una distanza incolmabile. Tornare indietro non si puo ed allora quelle mani tremolanti bussano alla porta. Dopo qualche secondo una donna appare sull'uscio: è Assunta rimasta senza fiato. "Assunta! Mi conoscete? Sono Alessandro...sì...Serenelli". Assunta guarda incredula. A stento riconosce l'Alessandro di una volta e lo fissa lungamente negli occhi. A questo punto giunge donBernacchia, il quale invita l'ospite ad entrare. Alla presenza del sacerdote, tra la porta e la cucina, il cappello in mano, in ginocchio Alessandro disse ad Assunta: "Chiedo perdono Assunta per tutto il male fatto alla vostra famiglia". Assunta resta impietrita, poi con fermezza esclama: "Vi ha perdonato Dio, vi ha perdonato Marietta mia, vi perdono anch'io". Un lungo abbraccio suggella quel momento straordinario. Fuori nel cielo di Corinaldo si accendono le ultime stelle di Natale e già i primi passi di chi si avvia alla Messa di mezzanotte risuonano lungo la strada. "Al mattino ci recammo alla Messa e facemmo la santa Comunione, insieme uniti nella carità e nel perdono di Dio. Ero felice, mi sembrava di aver ritrovato in terra l'affetto della mia povera mamma"(A. Serenelli). A Corinaldo in quel Natale non si parla d'altro: la notizia del perdono si diffonde e giunge a Pregiagna (via della casa natale della santa), dove le rose sbocciano fino a dicembre e il sole tramonta poco dopo mezzogiorno.» (p. Giovanni Alberti, Assunta Goretti).
Negli anni '60 la "casa del perdono" ospito tre famiglie, quindi fu suddivisa in tre appartamenti; infatti nella nostra attuale cappellina prima vi era un garage. Dopo vari anni le famiglie vennero trasferite per vari lavori di ristrutturazione della casa. Negli anni '90 vi prese dimora l'allora rettore del santuario di s. Maria Goretti, don Franco Morico, che vi rimase fino a giugno del 2011. La casa resto disabitata fino al nostro arrivo, il 9 novembre 2012. A fianco del portone della casa c'è un'iscrizione su marmo, apposta nel 50mo della morte di mamma Assunta, che dice: «QUI AVVENNE LO STORICO INCONTRO TRA MAMMA ASSUNTA E ALESSANDRO SERENELLI. - “Assunta! Mi perdonate anche voi?” - “Alessandro! Ti ha perdonato la mia Marietta vuoi che non ti perdoni io?”
Entrando nella casa, dopo pochi gradini, si incontrano un salone per gli incontri, due uffici, un bagno e una camera da letto. Salendo al primo piano ci sono due ingressi: uno per l'appartamento dove viviamo e l'altro dà accesso ad altre due camere con bagno. Salendo ancora al secondo piano c'è una bella mansarda suddivisa in tre stanze con sedici posti letto e due bagni, dove ospitiamo giovani per i ritiri. Infine, scendendo le scale sotto gli uffici, si trova la nostra cappellina, da noi stessi arredata semplicemente e dove la gente del luogo viene ogni giorno a pregare e la piccola comunità si ritrova per le proprie preghiere e l'adorazione Eucaristica giornaliera per le vocazioni.
Desidero concludere questo breve racconto su questo particolare luogo raccontando un fatto: mamma Assunta, l'ultimo giorno del processo che si concluse il 15 ottobre del 1902, alla domanda del Pubblico Ministero che le chiedeva se perdonava l'uccisore di sua figlia rispose: “Sì” - e allora tutti incominciarono a vociferare dicendo: ”Io non lo perdonerei!” - e mamma Assunta: “E allora se Gesú Cristo non perdonasse neppure a noi?”. La ”˜scuola' di perdono iniziata da Marietta cominciava a dare i suoi frutti. Assunta diviene la prima discepola di sua figlia, alunni entrambi di quella scuola sublime che inizia sul Golgota nel primo venerdì santo della storia: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34).
Manteniamo piú o meno gli stessi orari di preghiera della Casa Madre di Palestrina. Al pomeriggio adoriamo Gesú esposto nella nostra raccolta cappellina, poco prima delle h 18 apriamo le porte ai nostri parrocchiani che vengono a recitare il santo rosario, alle h18,30 il vespro con la santa messa. Tutte le sere animiamo la celebrazione eucaristica, il sabato e la domenica sia in Santuario che nella chiesa parrocchiale di San Francesco. Aiutiamo il sacerdote quando ha necessità nella distribuzione della santa eucarestia, infatti giovedì santo il nostro caro Vescovo G. Orlandoni ci ha conferito il ministero straordinario per la distribuzione dell' eucarestia. Tutti i mercoledì io insieme al sacerdote animiamo l' adorazione eucaristica parrocchiale. Accogliamo pellegrinaggi da tutta Italia e prossimamente anche dall'estero, accogliamo gruppi di preghiera nella nostra casa, gruppi di scout e giovani in ritiri vocazionali organizzati, avendo vari posti letto. Rispondiamo a tutte le mail che pervengono al sito del Santuario: richieste di preghiere (che registriamo per poi offrirle nella santa messa quotidiana), di consigli, di aiuti spirituali. E infine a chi bussa alla nostra porta c'è sempre un caffè pronto e un abbraccio da donare...perchè "...gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date..."
Sorella Miriam